Inutile negarlo, la cultura italiana negli anni che vanno dal 70 fino a i primi 2000 è stata pesantemente contaminata dalle produzioni americane e sopratutto giapponesi, con fumetti, manga, anime e tutta una serie di nuove figure eroiche che ormai popolano il nostro immaginario.
Se già il detto romano "chi sei Mandrake?" o Max Pezzali con "Hanno ucciso l'uomo ragno" danno un idea di questa contaminazione, "Lo chiamavano Jeeg Robot" è la definitiva conferma di questa mia teoria, un super robot giapponese che entra di prepotenza nella cultura delle borgate romane.
A dire il vero questa contaminazione nel film non è presente solo nel titolo ma anche negli avvenimenti presentati sugli schermi, dove un pregiudicato di tor bella monaca, grazie al più classico dei cliché fumettistici, acquisisce super forza e discreti poteri rigenerativi. Ma non c'è solo Go Nagai c'è anche molto Miller specialmente nell'antagonista , Lo Zingaro, magistralmente interpretato Luca Marinelli, che secondo me trascina e regge in piedi quasi tutto il film.
Questo rappresenta un passo avanti non indifferente se confrontato con Il ragazzo invisibile, non una semplice trasposizione di qualcosa di prettamente americano, ma qualcosa di Italiano che strizza l'occhio non solo all'America ma anche all'oriente, come finalmente qualcuno nel cinema italiano avesse capito che per fare qualcosa che piaccia in questo paese, non si debba solo ripetere infinite volte cose già fatte, ma avere il coraggio di rompere gli schemi proponendo qualcosa di originale.
Nessun commento:
Posta un commento