Ogni film di Spielberg a modo suo è un piccolo evento, questo perché ormai è considerato l'incarnazione stessa del concetto di regista.
"Il Ponte Delle Spie" non fa eccezione, un film che dal punto di vista tecnico e narrativo ha molto da offrire (la sceneggiatura è scritta dai fratelli Cohen), ma cade in uno dei problemi storici di Spielberg, uno scontato e noioso patriottismo americano. Malgrado questo volesse essere evitato, dando alla parte iniziale del film una sorta di neutralità, quest'ultima viene messa bruscamente da parte nella seconda parte del film, che si concentra sopratutto sul far vedere quanto i tedeschi vivessero male nella Repubblica democratica tedesca (la parte russa per intenderci) e su quanto i russi fossero contorti sul trattamento dei prigionieri.
Questo viene fatto vedere con una sorta di paragone tra le due potenze, dove ovviamente i russi non fanno una bella figura, qui l'eroe non è un soldato corazzato ne un super eroe ma, come negli ultimi lavori di Spielberg, è un americano medio, un eroe di tutti i giorni, levati questi
vizi questo rimane un bel film, con un'ottima regia, un bel cast di attori (Mark Rylance tra tutti), ottime scenografie per un film che effettivamente potrebbe competere a gli oscar, anche se c'è di meglio, insomma un bel film solo che leggermente scontato.
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